Due giorni ecumenica a Garbaoli
IL DIALOGO E’ FINITO?
Qualche anno fa, il cardinal Martini, allora arcivescovo di Milano, scriveva: “Il pluralismo religioso è sfida per tutte le grandi religioni che propongono una via di salvezza. Se non si vogliono scontri, occorre un serio e corretto dialogo interreligioso”.
Come tutti sanno, il dialogo tra le confessioni cristiane e tra le religioni ricevette un nuovo grande impulso, almeno in ambito cattolico, con l’approvazione da parte del Concilio ecumenico vaticano II del documento “Nostra Aetate” (28 ottobre 1965: ormai quasi 50 anni fa), tanto che gli anni immediatamente successivi all’evento conciliare vennero chiamati da più parti, “gli anni del dialogo”: Questo fatto diede nel tempo frutti significativi di cui quest’anno ricorrono alcuni importanti anniversari: ricorrono, infatti, i venticinque anni dallo storico incontro interreligioso di Assisi del 27 ottobre 1986, di cui Benedetto XVI farà memoria recandosi nella città francescana il prossimo ottobre e i dieci anni dalla proclamazione della Charta Oecumenica, stilata a Strasburgo da tutte le Chiese europee e proclamata il 22 aprile 2001..
Col passare del tempo, però, il vento sembrò cambiare direzione e l’entusiasmo per il dialogo si affievolì sia in ambito civile che religioso.
Nei confronti dell’altro, di chi è diverso da noi (per costumi o per convinzioni religiose) prevalse un atteggiamento di sospetto e di ostilità o, al massimo, di indifferenza. Tanto che gli sguardi si concentrarono sempre di più su di sé, sui problemi della propria parte politica o religiosa e affidando il dialogo ai cosiddetti specialisti: teologi, esperti delle più diverse specie e gruppi d i “irriducibili”.
Così, mai come negli ultimi anni, il dialogo, nelle sue diverse declinazioni (interculturale, ecumenico, interreligioso) è stato messo in discussione su più versanti. Scambiato di volta in volta per puro buonismo o per banale sincretismo, schernito come imbelle irenismo o semplicemente scambiato erroneamente per relativismo assoluto, il dialogo viene oggi visto sovente tutt’al più come un argomento comodo per fasciarsi il cuore a uso di anime belle e scarsamente combattive di fronte all’irruzione che appare senza dubbio la dominante di questi tempi affaticati non meno che complicati
Così oggi libri che si chiedono fin dal titolo “Il dialogo è finito?” (pubblicato pochi mesi fa dall’editrice cattolica bolognese EDB a firma di un notissimo professore di teologia Brunetto Salvarani) non destano più stupore: infatti,molti cristiani ritengono, forse orami senza accorgersene, che il dialogo con gli altri credenti non è una priorità della vita di tutti coloro che si professano seguaci di Gesù.
E se questo vale per tutta la Chiesa, forse ancor più vale nel territorio della nostra Diocesi.
Quindi, forse questo è un tempo in cui, più che da festeggiare, c’è molto da riflettere, interrogandosi su quanto accaduto, ma anche per spingersi oltre, per rintracciare piste che aiutino a uscire dallo stallo del presente.
Ed è appunto per dare un contributo alla riflessione su questi temi, l’Azione cattolica diocesana, attraverso il Movimento ecclesiale di impegno culturale e la Commissione diocesana per l’ecumenismo, invita tutti alla Due giorni ecumenica che si terrà a Garbaoli di Roccaverano, nella casa estiva dell’A. C, sabato 9 e domenica 10 luglio.
Il titolo che guiderà i lavori della Due giorni è “Il dialogo è finito? A dieci anni dall’approvazione di Charta oecumenica e a venticinque anni da Assisi, quale responsabilità dei cristiani di oggi.”
Animeranno i lavori le relazioni del prof, Paolo Debenedetti (ordinario di Giudaismo all’università di Milano e di Urbino), il prof. Brunetto Salvarani (ordinario di missiologia alla Facoltà teologica di Bologna”), Olga Terzano e Antonio Lessignoli (rispettivamente presidente e pastore della Chiesa metodista di San Marzano Oliveto), padre Mihai Oancea (responsabile della Parrocchia ortodossa romena della provincia di Alessandria) e don Giovanni Pavin (assistente regionale dell’A.C. e presidente della Commissione ecumenica della diocesi di Acqui).
In altra parte del giornale pubblichiamo il programma dettagliato della Due giorni; qui ricordiamo che l’invito è rivolto a tutti e la partecipazione è libera, che è possibile dormire e pranzare presso la casa dell’A.C. a Garbaoli e che, chi si prenota telefonando allo 0144 594180 o al 333 7474459, rende meno complicato il lavoro degli organizzatori.