di Laura Trinchero (Incaricata regionale per gli adulti di AC)
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni…». Con queste parole inizia la parabola dei talenti, cuore del venticinquesimo capitolo del Vangelo secondo Matteo, l’ultimo prima del racconto della passione e risurrezione di Gesù. Al centro della parabola vengono poste le due possibilità che gli uomini hanno davanti a sé nell’assolvimento del loro compito nei confronti della storia. I talenti investiti dai primi due e quello sotterrato dal terzo sono le due strategie possibili di fronte al dono che ci viene offerto.
La fuga dalle responsabilità è la via scelta dal servo «inutile», una strategia dettata dalla paura e dalla pigrizia. La disaffezione nei confronti della realtà è propria di molti cristiani i quali, delusi e sopraffatti dall’intollerabilità delle situazioni, si rifugiano in uno spiritualismo disimpegnato e inconcludente. Al contrario, i due servi «fedeli» scelgono di agire responsabilmente, di assumere il dono, non per sete di potere o volontà di successo, ma nella serena fiducia che, se andiamo verso Qualcuno, non possiamo
andare a mani vuote.
Il dono affidato ad ogni uomo e ad ogni donna è sovrabbondante (un talento corrispondeva a circa 6000 giornate di lavoro di un operaio) e racchiude in sé una incommensurabile possibilità di portare frutto, ma la fedeltà richiesta ad ogni servo è una fedeltà feriale ed estremamente ordinaria (come ricorda papa
Francesco nella Gaudete et exultate). Questa Parola non ci è data, allora, per accrescere le nostre illusioni o per alimentare le nostre ansie di prestazione, ma per fondare la nostra responsabilità. Perché
quello che ci è chiesto non è una sterile fiducia nelle nostre risorse, ma una fede operosa, radicata nella fiducia e nell’obbedienza al Dio della vita.
È questo il tema di fondo del 2º campo scuola per adulti e famiglie, proposto dall’AC diocesana a Garbaoli di Roccaverano dall’11 al 14 agosto. Il campo, fondato sulla Parola di Dio che, grazie al Concilio, ha ritrovato la sua centralità nella vita della Chiesa cattolica, nasce dal desiderio di condividere, come adulti, un’esperienza intensa e fraterna di contemplazione, discernimento e vita spirituale, capace di dare nuovo slancio all’impegno di evangelizzazione, santificazione e animazione cristiana dell’ordine
temporale. Parole che possono apparire “stereotipate”, ma che papa Francesco ci ha insegnato a declinare nella “santità della porta accanto”. «Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità… Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» scrive Francesco e nel primo capitolo ricordando che i santi non sono solo quelli già beatificati o canonizzati. «Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere… Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio».
Chi viene a Garbaoli troverà spazi per ascoltare e meditare la Parola di Dio; per riflettere sull’insegnamento della chiesa, in particolare sul magistero di papa Francesco e sulla sua ultima esortazione apostolica Gaudete et exultate; per dialogare con i fratelli al fine di riscoprire l’importanza essenziale delle relazioni e il nostro essere parte di un “popolo in cammino”; per pregare, vivendo la preghiera come possibilità di apertura a Dio, di ascolto della Sua voce, di comunione con Lui, con gli esseri umani e con tutte le creature del cosmo; per lavorare insieme alla gestione quotidiana della casa.
Per informazioni e prenotazioni: Emilio 335-8098977 o Marisa 349-3905457 – Casa Garbaoli 0144-953615.